Skip links

Il riconsolidamento della memoria come modello di cambiamento

E’ possibile la cancellazione di apprendimenti emotivi registrati nella memoria implicita? 

Quante volte ci siamo chiesti se tutto quello che vediamo ogni giorno viene poi memorizzato? E soprattutto, quanto questo apprendimento è consolidato? Quali ricordi ed emozioni rimangono in memoria anche se “non lo vogliamo”?

Le neuroscienze stanno tentando di dimostrare il meccanismo di riconsolidamento della memoria e sottolineare le prove a sostegno dell’ipotesi che questo processo sia responsabile del cambiamento durante una terapia, differente dall’altro tipo di cambiamento che mira all’autoregolazione fino ad ora dominante nel paradigma clinico.

Come funziona il riconsolidamento?

In termini neuroscientifici, il riconsolidamento riguarda uno “sblocco” che comporta una correzione ed un nuovo bloccaggio delle sinapsi (un ricordo viene consolidato e la memoria esistente viene riorganizzata). Questo viene testimoniato anche dalla presenza di alcuni marker comportamentali specifici che segnalano l’effettiva cancellazione del ricordo:
  • non-riattivazione: una risposta emotiva specifica non diventa più riattivabile da parte di quegli stimoli o situazioni che erano in precedenza capaci di stimolarla;
  • cessazione del sintomo: i sintomi scompaiono in modo stabile (in ogni loro manifestazione, ovvero dal punto di vista comportamentale, emotivo, somatico, cognitivo);
  • permanenza senza sforzo: le risposte emotive e i sintomi specifici non si riattivano senza sforzo o misure “contro-attive” (Ecker B. et al, 2012).
Bisogna però sottolineare che l’attivazione di un ricordo target non è sufficiente a renderlo labile e quindi modificabile: è necessario un altro passaggio affinché venga sostituito con un nuovo apprendimento. E’ fondamentale che ci sia la percezione di un’esperienza che non corrisponde al ricordo target e che questa rappresenti rispetto al primo o una novità o una sua contraddizione.
Solo se dovessero sussistere queste condizioni, il ricordo potrà essere aggiornato da una nuova esperienza
di apprendimento.
Pertanto, possiamo dire che, il riconsolidamento avviene poiché viene violata un’aspettativa basata su un apprendimento precedente, definita anche mancata corrispondenza: questo fa si che quelle sinapsi relative all’apprendimento non siano più bloccate. Questo processo coinvolge solo l’apprendimento definito come target, ma non agli altri apprendimenti strettamente legati ad esso ma non riattivati. Ad esempio, infatti, è stato dimostrato che la cancellazione di una paura appresa, non compromette la memoria episodica. L’episodio può essere quindi raccontato ma la paura associata non viene più evocata.
Questo prova che memoria implicita e quella episodica fanno parte di due reti mnestiche diverse.

Qual è la “sequenza” che permette il riconsolidamento?

  1. Riattivazione: il sintomo da eliminare e gli apprendimenti emotivi che lo hanno generato devono essere chiari. Questo aspetto è quello che spesso rende più difficile le prime fasi: gli apprendimenti emotivi sono spesso complessi e costituiscono aree di profonda vulnerabilità che consistono in ricordi impliciti e conoscenze implicite, per cui non sempre consapevoli. Sono infatti anche più raggiungibili attraverso canali non verbali.
  2. Mancata corrispondenza/sblocco: se l’insieme degli apprendimenti è stato recuperato bisogna trovare il materiale adatto da utilizzare per la cancellazione ovvero trovare le conoscenze derivate da esperienze passate o attuali che contraddicono l’apprendimento originario implicito.
  3. Cancellazione o revisione attraverso nuovi apprendimenti: una volta identificati gli apprendimenti contraddittori avviene la cancellazione.

Il processo di riconsolidamento, quindi, che parte da un importante aspetto cognitivo riguardante le funzioni di memoria implicita ed esplicita, può essere poi utilizzato come modello generale di cambiamento.

 

 

 

Leave a comment